Guida Agrigento
Quali sono i posti da visitare a Agrigento? Qui puoi trovare una guida di Agrigento e molte informazioni utili: ristoranti, hotel, attrazioni, interessanti monumenti da visitare a Agrigento.
"Te invoco città di Persefone, città la più bella fra quante albergo son d’uomini,
o amica del fasto che presso Acragante ferace di greggi, ti levi sul clivo turrito;
O Signora, gradisci benevola, e teco si accordino gli uomini e i Numi, da Mida le
foglie del serto Pito gradisci e lui stesso, che vinse gli Ellèni nell’arte cui
Pallade un giorno rinvenne intrecciando la nenia feral delle Gòrgoni".
(Ode Pitia XII)
Nell’esaltare Mida, vincitore alle Olimpiadi, così Pindaro cantava Akràgas, l’odierna Agrigento, nel V secolo a.C. Agrigento, capoluogo di provincia con circa 60.000 abitanti, fu fondata nel VI secolo a.C. La sua storia millenaria è sintetizzata nei vari nomi che essa ebbe: fu Akràgas per i Greci, Agrigentum per i Romani, Kerkent per gli Arabi, Girgenti per i Normanni. Girgenti era anche il nome ufficiale della città fino al 1929, anno in cui mutò il suo nome nell’attuale.
Posta a 230 metri sul livello del mare, sulla collina di Girgenti, la città gode di una posizione splendida. Famosa per la sua bellezza, i suoi traffici e le sue favolose ricchezze, Agrigento fu anche un fiorente centro culturale, patria del filosofo Empedocle, frequentata da Pindaro e Simonide, visitata da Cicerone, descritta da Virgilio nell’Eneide. Dal medioevo fino ai nostri giorni, ha richiamato e ispirato diversi filosofi, scrittori, poeti e pittori. Solo per citare i più noti: Ludovico Ariosto, Johann Wolfgang Goethe, Guy de Maupassant, Alexandre Dumas, Anatole France, Murilo Mendes, Lawrence Durrell, Francesco Lojacono, Nicolas de Stael, Salvatore Quasimodo, Luigi Pirandello.
Storici e geografi antichi, descrivono le meraviglie e le ricchezze di Akràgas, città con 300.000 abitanti. Anche Polibio che visitò Agrigento al tempo della seconda guerra punica – quando la città era, dopo la sua grande catastrofe, in uno stato d’irreparabile decadenza – ne celebra tuttavia i resti dell’antico splendore. Oltre ai templi famosissimi, fra le cose più celebrate dell’antica Agrigento erano gli acquedotti – costruiti da Feace – che alimentavano d’acqua le case e le monumentali fontane della città. Questi acquedotti toglievano l’acqua dai monti a tergo della città, che allora erano coperti di secolari boscaglie, quindi umidi e freschi.
L’Agora, spaziosa quant’altra mai, era adorna di monumenti: la Necropoli dalle tombe magnifiche dei più illustri e facoltosi cittadini, gareggiava in splendore colla città dei vivi. Lassù, ove ora sorgono ruderi di mura antiche, sulla Rupe Atenea, si vedevano i templi di Minerva, di Giove Atabirio e di Giove Polieo: ove ora sta la Cattedrale sorgeva la mole imponente della Rocca. E giù sui clivi dell’ondeggiante montagna, inclusa nell’ampio circuito di tante miglia, col diametro dalla rupe Atenea al Tempio di Giove Olimpio, dalla Porta di Gela all’Acropoli – sopra un’altra sotterranea città – si stendeva tutta la città, ricca di fastosi edifici, tagliata a larghe vie, ombreggiate di mirti, di cedri, di pioppi.
Il centro storico di Agrigento conserva sostanzialmente l’impianto urbanistico tipico di una cittadina islamica, con una struttura irregolare e un’intricata rete di stradine, vicoli e cortili. Esso comprende ancora oggi edifici – chiese, monasteri, conventi, e palazzi nobiliari – che fecero della città di Girgenti una perla del Medioevo. Anche se il centro storico è degradato dal tempo, e bisognoso di ristrutturazione, si possono ancora visitare alcuni dei monumenti principali, come la Cattedrale di San Gerlando, il Monastero-Abbazia di Santo Spirito, le porte delle Cinta Muraria, e vari palazzi nobiliari. Frutto di stili di costruzione a volte totalmente diversi, le chiese contengono all’interno veri e propri tesori d’arte sacra molto spesso sconosciuti al grande pubblico.
La visita del centro storico inizia a Porta di Ponte e si snoda attraverso la via Atenea, cuore di questa parte storica di Agrigento, lunga arteria ricca di bei palazzi d’epoca e di numerosi edifici sacri. Essa si snoda sinuosa per quasi tutto l’asse della città che si diparte dalla monumentale Porta di Ponte, o Porta Atenea e le viuzze adiacenti: Chiesa di San Pietro, Monastero di Santo Spirito, Palazzo Celauro, Chiesa di San Francesco, Chiesa del Purgatorio, i misteriosi Ipogei.
Lasciato subito sulla destra il complesso dell’ex ospedale civico, costruito nel XVI secolo a ridosso della chiesa di San Giovanni dei Teutonici, oggi in completa rovina, sempre sulla destra s’imbocca la stretta via Porcello che, attraversando l’antico quartiere del Pojo, conduce all’abbazia di Santo Spirito, uno dei più bei monumenti siciliani. Costruito nel 1260, il complesso è formato dalla Chiesa e dall’adiacente Monastero Cistercense. Il Monastero, chiamato anche “Badia Grande”, risale al 1290, ed è impreziosito da un magnifico chiostro quadrangolare, uno dei più antichi e meglio conservati della Sicilia. All’interno vi sono conservati alcuni affreschi risalenti ai secoli XIV e XVI.
Ci s’inoltrerà nell’antico abitato medievale, passando per Santa Maria dei Greci. Questa chiesa, costruita nel XII secolo, poggia le sue fondamenta sul basamento di un tempio dorico del V secolo a.C., che alcuni ritengono essere quello di Athena, sull’acropoli di Akràgas. La visita si potrà concludere alla Cattedrale, fondata verso la fine dell’XI secolo dal vescovo agrigentino Gerlando.
Un secondo itinerario, altrettanto importante e certamente irrinunciabile, è la cosiddetta Passeggiata Archeologica che conduce alla Valle dei Templi. Qui, nell’area dell’omonimo Parco Archeologico e Paesaggistico, si possono ammirare i “gioielli” di Agrigento, ossia i vari templi dorici, fra i più belli della Magna Grecia, che hanno reso e tuttora rendono unica questa città. E’ ben noto che la Valle dei Templi di Agrigento è la massima espressione della civiltà greca classica in Sicilia. Immersa nell’incanto di un paesaggio caratterizzato da mandorli che già a gennaio si coprono di una nuvola di candidi fiori bianchi e profumati, essa sorge sul fianco di una collina che degrada dolcemente verso il mare, incorniciata dal letto dei fiumi Akràgas e Hipsas.