Il Pantheon Roma
(“tempio di tutti gli dei”) è un edificio di Roma antica, costruito come tempio dedicato alle divinità dell’olimpo. I Romani lo chiamano amichevolmente la Rotonna (“la Rotonda”), dal nome della piazza antistante. Fu fatto ricostruire dall’imperatore Adriano tra il 118 e il 128 d.C., dopo che gli incendi del 80 e del 110 d.C. avevano danneggiato la costruzione precedente di età augustea.
All’inizio del VII secolo il Pantheon è stato convertito in chiesa cristiana, chiamata Santa Maria ad Martyres, il che gli ha consentito di sopravvivere quasi integro alle spoliazioni apportate agli edifici della Roma classica dai papi.
Il Pantheon di Agrippa
Il primo Pantheon fu fatto costruire nel 27-25 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa, amico e genero di Augusto, nel quadro della monumentalizzazione del Campo Marzio, affidandone la realizzazione a Lucio Cocceio Aucto. Esso sorgeva infatti fra i Saepta Iulia e la basilica di Nettuno, fatti erigere a spese dello stesso Agrippa.
L’iscrizione originale di dedica dell’edificio, riportata sulla successiva ricostruzione di epoca adrianea, recita: M.AGRIPPA.L.F.COS.TERTIVM.FECIT (“Marco Agrippa, figlio di Lucio, console per la terza volta, edificò”, CIL VI, 896=ILS 129); il terzo consolato di Agrippa risale appunto all’anno 27 a.C. Tuttavia Cassio Dione Cocceiano lo elenca con la basilica di Nettuno e il Gymnasium Laconiano tra le opere di Agrippa terminate nel 25 a.C.[2]
Dai resti a circa 2,50 metri sotto l’edificio attuale, rinvenuti alla fine del XIX secolo, si sa che questo primo tempio era di pianta rettangolare (metri 43,76×19,82[3]) con cella disposta trasversalmente, più larga che lunga (come il tempio della Concordia nel Foro Romano e il piccolo tempio di Veiove sul Campidoglio), costruito in blocchi di travertino rivestiti da lastre di marmo. L’edificio era rivolto verso sud, in senso opposto alla ricostruzione adrianea, preceduto da un pronao sul lato lungo che misurava in larghezza 21,26 metri. Davanti ad esso si trovava un’area scoperta circolare, una sorta di piazza che separava il tempio dalla basilica di Nettuno, recintata da un muretto in opera reticolata e con pavimento in lastre di travertino. Sopra queste lastre vennero poi posate altre in marmo, forse durante il restauro domizianeo.
L’edificio di Agrippa aveva comunque l’asse centrale che coincideva con quello dell’edificio più recente e la larghezza della cella era uguale al diametro interno della rotonda. L’intera profondità dell’edificio augusteo coincide inoltre con la profondità del pronao adrianeo. Dalle fonti sappiamo che i capitelli erano realizzati in bronzo e che la decorazione comprendeva delle cariatidi e statue frontonali. Il tempio si affacciava su una piazza (ora occupata dalla rotonda adrianea) limitata sul lato opposto dalla basilica di Nettuno.
Cassio Dione Cocceiano afferma che il “Pantheon” potesse avere questo nome forse dal fatto di accogliere le statue di molte divinità, ma che la sua personale opinione fosse che il nome derivasse dal fatto che la cupola della costruzione richiamava la volta celeste (e quindi le sette divinità planetarie), e che l’intenzione di Agrippa era stata quella di creare un luogo di culto dinastico, dedicato agli dei protettori della Gens Iulia (Marte e Venere), e dove fosse collocata una statua di Ottaviano Augusto da cui l’edificio avesse derivato il nome. Essendosi l’imperatore opposto ad entrambe le cose, Agrippa fece porre all’interno una statua del Divo Giulio, (ossia di Cesare divinizzato) e, all’esterno, nel pronao, una di Ottaviano e una di sé stesso, a celebrazione della loro amicizia e del proprio zelo per il bene pubblico.
L’edificio venne decorato dall’artista neoattico Diogenes di Atene e, distrutto dal fuoco nell’80, venne restaurato sotto Domiziano, ma subì una seconda distruzione sotto Traiano.